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Analizzando più specificatamente il Finalese nella formazione del suo territorio, scopriamo che sia Capo Noli, sia la "Pietra del Finale" lembi di un antichissimo fondo marino, emersero nelle fasi tardive della migrazione tettonica di un'antico continente (ora Africa) in direzione di un'altrettanto continente (ora Europa); la pressione esercitata da un simile scontro condusse, in effetti, a sollevamenti ed emersioni catastrofiche.
Mentre, però, Capo Noli troneggia, massiccio, sfidando, con la sua durissima roccia dolomia, l'erosione progressiva degli agenti atmosferici, la Pietra del Finale subì un modellamento dovuto ad un processo di erosione di tipo carsico: infatti l'originario unico bassopiano si smembrò in una serie di piccoli altipiani, delimitati da pareti più o meno a picco (paradiso negli ultimi tempi di tanti free-climbers), separati tra loro da vallette in cui sarebbe inutile tentare di percepire rumore di acque scorrenti dato il loro carattere torrentizio. Le ondulazioni del rilievo culminano qua e là con massicci rocciosi caratteristici, quali ad esempio la Rocca di Perti e quella di Corno.
Il regno del calcare è anche il regno del carsismo: ovunque nel Finalese troviamo doline, inghiottitoi, campi carreggiati, grotte (oltre 150), tra cui alcune ricchissime di reperti paletnologici, quali la Pollera e soprattutto la grotta delle Arene Candide.
Un'importante grotta a valenza turistica è quella di Valdemino, presso Borgio, ricca di fiabesche concrezioni calcaree, stalattiti (di tipo anche eccentrico), stalagmiti e laghetti smeraldini.
Proprio l'abbondanza di grotte è alla base della ricchezza di una fauna cavernicola che comprende un elevato numero di forme endemiche, cioè a ridotto areale.
Assai ricco è anche il contingente di specie paleomediterranee, differenziatesi sulla terra nell'Era Cenozoica; per altre entità a prevalente diffusione nordafricano-liberica, il Finalese rappresenta il limite settentrionale ed orientale dell'areale.
Come la fauna anche la vegetazione e la flora sono strettamente correlate al clima, che è mitissimo: infatti i giorni sereni o quasi sono tantissimi; le temperature medie annue risultano comprese tra 15° e 16°; le precipitazioni si attestano su 900 millimetri, con una fase estiva di aridità piuttosto accentuata.
Il Finalese è quindi il regno delle comunità vegetali mediterranee: associazioni di rupi costiere e del primo entroterra, macchia mediterranea, pinete a pino d'Aleppo e leccete (che rappresentano il climax, cioè la meta cui tende lo sviluppo della vegetazione).
E'un dato di fatto che chi ama le escursioni sull' altopiano di San Bernardino o su quello tra le Rocche di Corno e degli Uccelli, riuscirà a percepire appieno quelle sensazioni che richiamano alla mente rocce riarse, riverbero sotto il dardeggiare impietoso del sole, mentre si procede tra essenze aromatiche, acri, pungenti, dal timo alla lavanda e dalla ruta al rosmarino (qui spontaneo): in una parola ci possiamo immergere appieno nel calore della natura mediterranea con tutti i nostri sensi.
Molte specie vegetali meriterebbero un'adeguata citazione: spiccano su tutte la campanula a foglie uguali, endemica, esclusiva del Finale, e quella di Savona, presente, in realtà, ma molto sporadica, anche nell'Imperiese.
Non possiamo concludere il discorso sulla flora senza accennare alla frequente presenza dell'euforbia arborea, i cui eleganti cespugli appaiono, in estate, desolatamente scheletriti, nel pieno rigoglio della macchia mediterranea.
Una citazione particolare meritano infine le orchidee spontanee, parenti povere di quelle esotiche e sfarzose nella loro fioritura, coltivate con rara perizia dai floricoltori liguri.
Non dimentichiamo l'uomo: abbiamo accennato ai reperti paletnologici, ricordiamo ancora i "cinque ponti romani" nella valle del Rio Ponci, perfettamente conservati; le numerose case paleomediterranee che, riunite insieme a guisa di piccoli e difendibili fortilizi, dall'altopiano delle Manie a Verezzi costellano un paesaggio a fasce terrazzate e oliveti, armoniosamente inseriti in un contesto naturale di rara suggestione.
Il Finalese, inoltre consente un' immersione totale tra reperti naturalistici ed umanistici.
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